La scena non sempre è un palcoscenico, o non solo. La scena è la casa dei sogni dove chi sta seduto all’ombra di un albero in fiamme è pronto a volare e mangiarsi le nuvole. La nostra scena è un teatro senza muri dove i riti, le cerimonie, i festeggiamenti, i racconti diventano figure, gesti, movimenti, danze, attraversati dal cielo, dalla notte e dall’attenzione sorpresa di chi guarda. Mettere in scena vuol dire creare una finzione indispensabile alla realtà.
Noi fingiamo mondi stupefacenti senza dire una sola bugia: perché le bugie sono ripetizioni e noi creiamo spettacoli senza repliche. Non c’è momento simbolico, vicenda storica, privata ricorrenza o pubblica celebrazione, che non si possa risolvere in azione teatrale, cioè in relazione, incontro e cambiamento. La nostra scena a cielo aperto gode di scenografie irripetibili, dove le quinte sono il marmo dei palazzi o l’acqua dei fiumi, la luna non è mai la stessa e le nuvole balzano in proscenio a loro capriccio.